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QUESTO E' UN FORUM DEDICATO AI SOLI MEMBRI ISCRITTI,COME UN CENACOLO DELLO SPIRITO CI INCONTRIAMO PER ESPORRE LE NOSTRE OPINIONI SPIRTUALI CHE ,COME LUCE IRRADIA DAI NOSTRI CUORI AFFINCHE' NON MANCHI MAI IN TUTTI NOI IL LUME DEGLI ANTICHI FRATELLI CHE HANNO PERCORSO QUESTA SCIA, E SOPRATUTTO L'AMORE DEL PIU' GRANDE MAESTRO VIVENTE IN TERRA GESU' CRISTO FIGLIO DI DIO E DIO NELLA TRINITA'.
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Messaggio  Admin Gio Giu 30, 2011 7:30 pm

WAKAN
L’energia che tutto pervade.
Breve esposizione della visione e dell’intelligenza della tribù indiana dei dakota.

Trascrizione di un seminario sulla civiltà dakota tenuta all’università di Urbino.

Per iniziare è bene definire che cosa s’intende per Wakan. Questo termine riassume il senso della vita per la cultura dei nativi americani ed in particolare quella dei dakota. Il Wakan semplicemente è il fondamento dell’universo e l’energia che pervade tutto l’universo: essa pervade sia ciò che abitualmente consideriamo animato e sia ciò che consideriamo inanimato. Per gli indiani ogni fenomeno è un espressione del Wakan. Quest’aspetto porta l’indiano a vedere la vita come fluida, dove non esiste l’ oggettività che abitualmente attribuiamo all’esperienza e agli oggetti di questa esperienza. Qualsiasi esperienza è soggettiva e quindi mutevole, non fissata, non solida:due persone possono vedere il medesimo oggetto o la medesima situazione in modo completamente differente e quindi viverla in modo differente. Quindi è bene presentare la nostra visione abituale della vita con quella proposta dagli indiani. La nostra normale visione culturale ci porta a portare avanti l’idea della linearità e del progresso, dove gli elementi importanti sono l’individuo e la storia. Alla base di questa visione c’è un punto di partenza ed una meta: il punto di partenza sono le popolazioni native o selvagge, come abitualmente denominate, mentre alla meta c’è l’uomo contemporaneo occidentale.

nativi.......... progresso....................... uomo contemporaneo
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Secondo tale visione il vantaggio di questa evoluzione e di questo progresso sono: il maggior benessere e la maggiore garanzia dei diritti in un regime democratico. Ma di fatto essa ha portato una distribuzione dei diritti in modo parziale e diseguale. Il fatto, inoltre, di sentirsi un essere evoluto rispetto ad altri, ha portato, nelle sue estreme perversioni, al saccheggio delle risorse, allo sfruttamento degli animali, al Nazismo e al più grande crimine che si è macchiato l’uomo evoluto occidentale-liberale e cioè il colonialismo. Dietro la visione della linearità inoltre c’è l’idea di accumulo e dove c’è accumulo c’è anche l’idea della mancanza: ciò porta gli occidentali a sentirsi sempre mancanti e sempre alla ricerca di qualcosa che colmi questa mancanza. Tale visione influenza anche la concezione della spiritualità, abitualmente consideriamo quest’ultima come una strada, un percorso, una scala, dove c’è un situazione iniziale dove non c’è qualcosa, dove siamo mancanti, poi grazie alla religione progrediamo e arriviamo alla meta o all’ assoluto che è visto quindi come Altro, come qualcuno che è diverso e distante da noi. L’aspetto errato della linearità è l’idea dell’accumulo ovvero l’accumulo di conoscenza e di nozioni. Nell’approccio della linearità c’è la luce che aumenta: c’è sempre l’idea di un accumulo , di possessione, c’è l’impressione di creare qualità sempre più grandi. Questa è la proposta dell’ego. In questa idea l’ego si rafforza perché aumenta le proprie qualità , ma il Wakan afferma che queste qualità si espandono proprio quando l’ego cessa. Quest’ultimo ha la capacità di poter recuperare tutto a suo favore anche la spiritualità, anche se ci propongono dei mezzi per superare l’ego, quest’ultimo li prende per sentire se stesso e per confermare se stesso: è sempre possibile auto illudersi.
La visione dei nativi americani, invece, ha come simbolo il cerchio o il vortice-spirale:

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Tale visione propone un mondo dove tutto ciò che si manifesta è Wakan , sacro e quindi non ha senso discriminare le esperienze, nè tanto meno gli esseri umani in base al colore della pelle o ad alcune differenze. Secondo tale visione ci sono , però dei luoghi dove questa energia si concentra, sono dei luoghi di potere e sono quella parte di paesaggio naturale che è insolita rispetto al resto:

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Tale visione porta automaticamente alla creazione di una società basata sulla tolleranza, il rispetto dell’altro e l’assenza di dogmatismo e discriminazioni. Una delle più importanti idee dei nativi americani è la ricerca di equilibrio e del bilanciamento :

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L’armonia della Ruota non è nient’altro che l’armonia della nostra stessa esistenza nella natura, il riconoscimento di essere parte di essa e dei suoi ritmi. Per gli indiani la natura era sacra, anche perché la stessa esistenza dell’indiano americano dipendeva da essa.

Nell’idea della spiritualità dakota è forte l’idea che non c’è qualcosa che evolve , ma qualità già fondamentalmente presenti che si manifestano. La spiritualità è riconoscere il wakan sempre di più per arrivare a capire che noi stessi siamo parte del Wakan e che quindi non c’è bisogno di un sentiero o una strada, quindi si se si vuole parlare di progresso è più che altro un ritornare sempre alla medesima esperienza(vortice) di riconoscimento del Wakan. Gli indiani praticano il così detto senso del prodigio (spirit of wonder)in cui si riconosce il senso del sacro e la manifestazione di Wakan in ogni cosa o fenomeno naturale compreso in ciò che può incutere timore come un tuono, un fulmine o un tornado: nonostante sia bene difendersi da essi, quest’ultimi non sono visti come qualcosa di cattivo, ma qualcosa con cui familiarizzare. Forte è quindi negli indiani la ricerca della correlazione sia con i fenomeni e sia con le persone: il saluto dakota, l’equivalente del nostro “ciao” ,tradotto in italiano, è “Siamo correlati”.
Un altro concetto importante nella vision dakota è quello di frattale. Un frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse, ovvero che non cambia aspetto anche se visto con una lente d'ingrandimento. Questa caratteristica è spesso chiamata auto similarità. La natura produce molti esempi di forme molto simili ai frattali. Ad esempio in un albero (soprattutto nell'abete) ogni ramo è approssimativamente simile all'intero albero e ogni rametto è a sua volta simile al proprio ramo, e così via. Tutto l’universo si presenta sotto questa modalità e anche l’uomo non fa eccezione: l’uomo è un microcosmo, la Terra è un microcosmo, riflessi di un macrocosmo. A qualunque scala si osservi, l'oggetto presenta sempre gli stessi caratteri globali. Quindi una galassia presenta la stessa struttura delle più piccole particelle che compongono il nostro corpo:

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La visione dei dakota propone una visione fluida della realtà:

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La nostra visione abituale è quella di vedere la realtà come un insieme di monadi indipendenti contenute in un contenitore che è lo spazio, ciò ci fa cadere vittima di un illusione in cui crediamo che gli oggetti e i mondi siano finiti, non riusciamo a percepire l’infinità dello spazio e del tempo. La visione dakota, come molte filosofie orientale non riconosce un essenza delle cose, se prendiamo ad esempio una montagna la sua essenza non può essere trovata : della montagna non possiamo trovare qualcosa ,in essa ,che sia indipendente, monolitica e permanente. La montagna è solo un nome dato ad un insieme di parti allora volta scomponibili in parti sempre più piccole, ma scomponendo la montagna all’infinito non troviamo niente di solido , ma al contrario solo molta fluidità. La visone dakota è più vicina a ciò che la scienza sta scoprendo rispetto alla nostra visone illusa abituale. L’unica cosa che si può trovare nella realtà solo sono onde, la solidità degli oggetti dipende dalla coscienza che non riesce a percepire la fluidità della realtà, in quanto la nostra visione egotica e concettuale solidifica illusoriamente la realtà. Tale visione è certamente connessa col fatto che abbiamo bisogno di punti di riferimento per sopravvivere e alla nostra abitudine alla concettualizzazione, ma il concetto ci concepisce: quando concettualizziamo esiste un soggetto che concepisce ed un oggetto della concezione. Tutto ciò a cui ci siamo riferiti per quanto riguarda la montagna può essere fatto anche per quanto riguarda l’uomo e gli esseri viventi: non esiste quindi un anima intesa come una particella che esiste dentro di noi che sia appunto permanete, monolitica ed indipendente. Possiamo semplicemente constatare ciò chiedendoci quale sia la nostra identità: siamo quelli di adesso o siamo quelli che eravamo un minuto fa o quelli che eravamo quando avevamo nove anni. Quindi in termini ontologici, ovvero se esaminiamo la realtà non possiamo trovare niente di anima e quindi non esiste una differenza fondamentale tra uomini ed animali, ne tra uomini e oggetti: tutto è energia, tutto è onde. A livello fondamentale la differenza tra un uomo ed un orso per esempio è solo una diversa collocazione degli elementi del DNA.

VISIONE ABITUALE
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VISIONE DAKOTA
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Quindi per i nativi c’è il Tutto e noi apparteniamo ad essi. Riprendendo il concetto di Anima Mundi il nostro cervello sarebbe il terminale di un intelletto più grande, il nostro processo di ego centramento si sviluppa dalla nascita e si concretizza con il linguaggio: siamo beneficiari e vittime del linguaggio. Gli indiani d’America usano il peyote per allargare la loro consapevolezza. Un altro concetto importante è quello di ecofilia. Noi siamo abitualmente ecologici, ovvero ci preoccupiamo dell’inquinamento della Terra solo perche razionalmente essa ,se è inquinata non ci permette di sopravvivere, quindi in un certo senso siamo sempre all’interno di una visione egoistica incentrata su di noi e sulle nostre esigenze. Mentre l’indiano ama veramente la natura e se vede un albero che viene tagliato soffre in prima persona perche si sente correlato con quell’albero. Questa visione si riflette anche nella considerazione degli animali. Nella genesi Dakota gli uomini sono fuoriusciti dal sottosuolo della Terra,ma visto che non sapevano sopravvivere per scarsità di risorse , altri uomini del sottosuolo si tramutarono in bisonti. Quindi l’animale non è qualcosa di cui servirci, ma un essere da rispettare perché sta praticando una generosità verso di noi. Dalla natura l’indiano prende solo ciò che gli è necessario senza eccedere.

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Per quanto riguarda la struttura della società ecco la struttura della società Siux:

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Gli inglesi chiamavano con il termine Itancan il capo di una tribù degli indiani, ma possiamo analizzare che ciò non corrisponde al vero senso di itancan: Itancan era una persona del villaggio che, in determinati momenti, si rendeva utile al suo popolo servendolo , ma non comandando. Infatti anche nella struttura societaria dakota si può trovare la forma circolare e non piramidale come la nostra.


COMUNITA'....................................colui che appartiene alla comunità
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Tale visione della società quindi non prevede un capo perché nella visione dakota la società non è una piramide:

........CAPO
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...............................................VISIONE OCCIDENTALE
Quindi negli indiani dakota il concettosi itancan è l’opposto a quello di capo, in quanto egli non comanda , ma offe un servizio alla società.
Per concludere possiamo dire che l’indiano si vede solo come una manifestazione dell’Essere, Wakan. Noi siamo fissati molto al nostro corpo ciò lo possiamo vedere nelle nostra cultura cimiteriale , ma siamo fissati anche alla nostra identità a tal punto che vogliamo conservarla anche dopo la nostra morte concependo, in un futuro incerto una resurrezione dei corpi con cui noi ritorneremo con la nostra identità, ma ci si potrebbe chiedere “: ma se non esiste identità con quale identità risorgeremo: quella dell’adolescenza, dell’età adulta o della vecchiaia? “ Per l’indiano la morte in sé è un modo di continuare e quindi in questa cultura non esiste l’ossessione della morte. Nella celebre frase “Oggi è un bel giorno per morire” l’indiano esprime tutto il suo amore per la vita , in quanto per saper morire bisogna saper vivere. Tale frase esprime tutto il benessere,la felicità e la saggezza di chi l’afferma, elementi che lo rendono pronto per ben vivere e per ben morire. Infine la cultura dakota si esprime come già accennato in una grandissima forma di tolleranza per la diversità: ad esempio essi considerano i disabili degli esseri speciali in quanto è nella particolarità che si concentra maggior wakan , lo vediamo anche nel gran rispetto che si ha per il bisonte bianco. Tale cultura non è ancora morta ed anzi sta lentamente riprendendo vigore e sono sempre di più gli occidentali che sia avvicinano ad essi e ne riscoprano l’autenticità e i benefici. Mettiamo una mano sul cuore: questo tamburo batte allo stesso modo per tutti gli esseri al di là di tutte le diversità.

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Quelli mostrati sono dei metodi con cui l’indiano allarga il suo campo cognitivo e lascia andare tutte le sue fissazioni per fare copro con il Wakan: In alto la capanna sudatoria , al centro la danza,e nella parte inferiore il peyote.


NIKAS:(ricerca di mio figlio)

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