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QUESTO E' UN FORUM DEDICATO AI SOLI MEMBRI ISCRITTI,COME UN CENACOLO DELLO SPIRITO CI INCONTRIAMO PER ESPORRE LE NOSTRE OPINIONI SPIRTUALI CHE ,COME LUCE IRRADIA DAI NOSTRI CUORI AFFINCHE' NON MANCHI MAI IN TUTTI NOI IL LUME DEGLI ANTICHI FRATELLI CHE HANNO PERCORSO QUESTA SCIA, E SOPRATUTTO L'AMORE DEL PIU' GRANDE MAESTRO VIVENTE IN TERRA GESU' CRISTO FIGLIO DI DIO E DIO NELLA TRINITA'.
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http://digilander.libero.it/ufoinvaders/ Questo sito non intende dare una panoramica sul fenomeno ufologico e sulle abduction,non è nato per dare ulteriori informazioni su avvistamenti ufo e rapimenti alieni,ma esso si occupa del lato trascendentale del problema,ovvero metafisico basato su conoscenze di dottrine esoteriche che da sole possono dare luce e chiarimenti su un fenomeno antico ma che oggi si sta facendo una banale confusione,tanto semplice quanto complessa ma,che basta per fuorviare gli sprovveduti e farli cadere in una mera conoscenza e liberazione dal problema alieno. Il problema alieno è lo stesso del problema degli antichi dei e demoni,ed esso è nato ed ha causa e fondamento fin dalle e nelle origini della specie umana. ma proprio su questo argomento mitico delle antiche scritture e dei racconti mitici su dei,angeli,demoni,spiriti e la stessa creazione che si sta creando una specie di filosofia e conoscenza odierna che va al di là della corrente new age e che si confonde con teorie quantistiche assogettando tutto di quanto è trascendentale,che va oltre la materia,oltre la stessa virtualità del nostro intelletto,in unico paniero di argomenti misti e pericolosamente confusionarie e devianti della causa dell'Anima e della Coscienza umana che ne sono poi i principali soggetti dell'esame in corso. Si sta trascinando l’antico sapere della conoscenza che mira alla consapevolezza di sé ad un sistema,ad un circuito chiuso di conoscenze che vanno nel ramo della scienza della fisica e della quantistica,non solo si tenda di spiegare e far comprendere che Anima è la luce che passa attraverso una superficie scomponendosi nei vari colori e che basta aggiustare e dare il proprio colore RGB alle componenti spirituali per arrivare a esorcizzare forme aliene e parassiti. Ma qui si trascura che la luce dell’Anima,la sua Energia è un qualcosa che va ben oltre il piano della luce solare,che essa non può essere scambiata a flottiglie di fotoni o altre elementi ,ma che la sua residenza è allo stesso tempo essenza,natura e personalità,ma soprattutto Volere d’Essere qualcosa,capace di creare ciò che la natura crea. L’Anima è una forza,una potenza assieme allo Spirito e non è mai isolata da sola ma sempre accompagnato da quest’ultimo,in quanto dal loro rapporto nasce la Coscienza,la consapevolezza del proprio Volere ,la consapevolezza della propria Volontà a creare tutto da se stessa. In questo sito,noi proviamo a dare un po di luce,di quella luce che tutti cercano in cui è presente la Verità. Ma la Verità non deve essere una conoscenza scientifica che tenta di spiegare l’anima con le sue teorie e ne l'anima è la sua teoria ,perché la Verità è Essere se stessi nella conoscenza dell’Essere,ossia che ciò che si conosce si è,come si è Anima e non si detiene l’anima,così secondo la scuola ermetica,si è ciò che si conosce,e se ciò che si conosce è Dio … allora bisogna essere Dio,ma non perché l’energia divina,l’anima è in noi: ma perché si è consapevoli che il pensiero di Dio,prima dell’anima e dello spirito è presente già in noi che aspetta solo di essere creativo in tutti i sensi e nel vero senso della parola. il nostro sito proporrà delle indicative che si rifanno alla conoscenza iniziatica ermetica in grado di esporre il problema di Dio,dell'anima,della coscienza,degli esseri spirituali e non dotati di tecnologie scientifiche materiali,quali gli alieni extraterrestri,degli angeli dei demoni e degli antichi dei,ma soprattutto darà una chiave interpretativa e definitiva sulla figura di Cristo di cui molti lo hanno scambiato per un alieno o un extraterrestre che salverà il mondo,ma l'indirizzo è che non bisogna salvare il mondo,ma cambiare la natura dell'uomo che lo abita. E la figura di Cristo,volendo in senso religioso,esoterico,ma anche in quella descritta da anime di certi addotti,è l'unico che può dare questa iniziativa di risveglio della coscienza,in quanto non è la scienza fisica che salverà l'uomo,ma la potenza spirituale,e di cui per cambiare l'uomo,lo si deve fare in senso di coscienza,di anima e: non meccanicamente. inoltre il sito esporrà partendo dal principio della genesi dell'uomo terrestre,tutta la verità aliena connessa e interventatrice,di intruso,di invasore nella storia e nella vita dell'uomo,creandosi deo o dei nascosti dietro la nuvola della religione. Partendo già dagli antichi miti mesopotamici sumeri,babilonesi,ebrei,ed infine col cristianesimo l'ultima religione di cui essi si fanno scudo dietro l'ignoranza della fede dei buoni cattolici,arriveremo ai giorni nostri dietro il mistero che avvolge la Beata Vergine Maria madre del Cristo e dei credenti della chiesa cattolica. verto va detto che la chiesa cristiana non è un invenzione aliena,ma un utilità cui essi cammuffano i loro intrighi. Anche perchè stiamo parlando di coloro che un tempo venivano chiamati demoni,acerrimi nemici giurati dell'uomo: poi alla fine vedremo il perchè.

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Messaggio  Salvatore Lun Mar 14, 2011 11:35 pm

Ho trovato questa bella riflessione sul web, è un po lunghina ma molto bella.

Sacralità

Un giorno, meditando sulla figura di Gesú spogliata di tutto, degli abiti e della dignità, ferita ed umiliata
da quelli a cui la Verità stava scomoda, mi resi conto che per raggiungere la salvezza bisognava passare per
quel sentiero: essere nudi di fronte al mondo per essere santi di fronte a Dio. «Ecce Homo», Ecco l’Uomo, nella sua impotenza, dentro la sua prigione, solo di fronte a se stesso, senza possibilità di nascondersi dietro
un’idea, un pretesto, una brama, un piacere. Chi è l’uomo, chi sono io, chi sono i miei fratelli, perché vivo,
dove vado, dove mi trovo, cosa debbo fare, cosa è giusto e cosa è sbagliato, posso vivere senza giudicare o
devo giudicare gli altri per sopravvivere?
Essere uomini è una grande responsabilità, forse piú grande di essere angeli, perché ci troviamo dentro
un corpo fisico che ci confonde, ci ottenebra, ci fa vedere le cose per quello che non sono, dentro una matrix
che esiste solo perché tutti la condividono. Ma non è vera, è solo una illusione proiettata dalla mente che
pensa e si identifica con le apparenze e che da se stessa può trovare la ragione del suo riscatto, la libertà di
dire: «Io Sono figlio di Dio, sono Uno con la creazione, perché Dio mi ama poiché Io mi amo, nonostante le
aberrazioni di un mondo che prova sempre a privarmi della mia divinità».
Socrate diceva: «So di non sapere» e Sant’Agostino: «Ama e fa quello che vuoi». Occorre sapere o occorre
conoscere? Ma la conoscenza non è la somma di ciò che si è acquisito; la conoscenza è un atto interiore, è la
consapevolezza di esistere, di essere, di amare, di sapersi co-creatore, uno con Dio, facente parte del suo
progetto, poiché quello è anche il nostro.
Quanti di noi vorrebbero salire sul monte piú alto e gridare a tutto il mondo che Noi Siamo, unici ed irripetibili, felici di essere nudi, senza limiti, senza spazio, senza tempo, ricchi solo di noi stessi, infiniti, come è infinito Dio! Ma un velo crudele ci pone l’uno contro l’altro, sprofondati nella solitudine, in una guerra disperata di tutti contro tutti, per rivendicare la propria sopravvivenza e il dominio del nostro egoismo su chi è diverso da noi. E allora, Homo, conosciti e risorgi, perché tuo è il Regno dei Cieli!
Il destino mi portò fuori dal mio sentiero, io che sentivo in me l’anima di un filosofo, di un pensatore. Fui costretto sin da ragazzo a scegliere studi tecnici, perito chimico, e cosí mi imbattei in mille formule, alchimie sperimentali che mi introdussero nel mondo della chimica organica, rischiando piú volte di saltare in aria con tutti gli alambicchi che manipolavo. Poi sempre il destino mi introdusse nella chimica del petrolio, fluido scuro e maleodorante, con il quale condivisi parecchi anni della mia vita. Tutto è chimica, mi dissero, ed era vero, perché il mondo fisico si esprime attraverso reazioni chimiche, che altro non sono che l’aspetto materiale di eventi che accadono a livelli superiori. Ma questo lo dovevo scoprire.
Poi cercai il senso di ciò che facevo e mi introdussi nel mondo della Biologia, dove speravo di trovare il segreto nascosto. Ancora formule, meccanicismi, DNA, pragmatismi, microscopi e laboratori, filosofie scientifiche, ma della vita nessun cenno. L’uomo, per i biologi, è un animale, figlio di un determinismo cieco affidato al caso, reggitore universale dell’evoluzione, senza anima e senza speranza.
Tutto qui? E allora perché penso, perché mi pongo domande? Sono solo il frutto biologico di uno scherzo della natura o c’è dell’altro? La biologia sembrava escluderlo. Nascere, crescere, riprodursi e morire.
Questa è la vita e non c’è nient’altro, sostenevano i soloni della scienza. In fondo, mi dicevo, gli animali
vivono peggio di noi, e una tragedia cosmica ci accomuna in una disperazione universale. Ma allora,
se veramente le cose fossero queste, tanto vale la pena di immergersi nel mondo dei vizi capitali, perché
alla fine bisogna pur morire. Ma la mia natura mi portava a cercare ancora, a sperare e ad amare. Perché
amare dunque, se l’amore era solo un processo ormonale, puramente biologico? Qualcosa non mi convinceva.
Ed il viaggio continuò.
A quel punto, se nella chimica avevo trovato solo formule e nella biologia solo una visione meccanica
della vita, mi indirizzai alla psicologia. Lessi un libro divulgativo con l’occhio interiore e mi affascinai al
pensiero di Carl Gustav Jung. Il mondo degli archetipi, dei miti, dell’inconscio collettivo, dei mandala facevano scaturire in me un entusiasmo tale che leggevo tutto in chiave junghiana. Era un mondo affascinante,pieno di misteri e di rivelazioni, alla scoperta delle origini dei popoli, e soprattutto trovavo la descrizione di un uomo vivo, superiore, creativo. Jung mi dava gioia, speranza e una visione della storia in cui l’essere umano non era un robot ma qualcosa di meraviglioso, artistico, dove persino la patologia e la malattia mentale facevano parte di una grande favola, dove c’era poco spazio per la mediocrità e molto per la
genialità. I diversi avevano la loro dignità e rappresentavano il sale della Terra, quelli che possedevano il
segreto della sapienza nascosta. Non avevo mai preso in considerazione la visione passiva e pessimistica
di Freud, che a me sembrava troppo riduttiva e senza speranza. Non dimentichiamo che Freud morí di eutanasia, immaginando l’uomo come una espressione biologica, animata da un Io personalistico e
materiale. Cosí è purtroppo, ancora oggi, la psicologia di derivazione freudiana o meccanicistica, e questo si
insegna nelle università, tacciando le ipotesi alternative di non essere scientifiche. Ma allora, esiste una sola
scienza o ci sono piú scienze? Esiste una scienza dell’anima e dello Spirito? La Psicologia delle Università,
purtroppo, non aveva anima. Annunciava solo la morte dell’uomo interiore e lo relegava all’interno di
una vita senza senso, di cui si beava nell’identificazione dell’uomo con il suo cervello. Voleva dire che alla
morte, e alla morte del cervello, l’uomo scompariva, non c’era piú: nessun Aldilà, nessuna trascendenza,
nessuno scopo, solo un mero risultato biologico dell’evoluzione, affidato al caso.
Fu allora che entrò nella mia vita la figura di Rudolf Steiner, il grande pensatore e veggente, vissuto a
cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, che orientò la mia ricerca in modo delineato e certo. Finalmente
compresi che il materialismo, di cui la scienza era portatrice, altro non era che il riflesso di un Mondo
spirituale, il teatro entro cui eventi spirituali si manifestavano in un processo di evoluzione, di cui l’elemento
darwiniano ricopriva un piccolo ruolo. L’uomo avrebbe ritrovato la speranza solo se avesse sconfitto
il materialismo, traendone i benefíci dalla visione quantitativa e riduttiva della filosofia della materia,
ma orientando le forze al contatto con il mondo dello Spirito, dal quale l’uomo derivava. La fede, portatrice
di tutte le chiese, era il motore interiore che donava la forza per un salto a un livello di consapevolezza
superiore, dove tutto è uno e la materia è la parte piú bassa dello Spirito. Non la fede nei dogmi, nelle
religioni e nelle teologie, ma la fede nella conoscenza, che da sola avrebbe salvato l’uomo dalla prigione
nella quale si era cacciato. Il materialismo ha per scopo quello di ridurre l’uomo a un robot senza vita e
senza speranza, ma anche lo spiritualismo fine a se stesso si pone come una liberazione dalla vita terrena,
immergendosi in un mondo sognante da cui gli uomini non possono trarre alcun beneficio. Occorreva
una via mediana, quella che fu pronunciata dal Buddha e che il Cristo rivelò per la salvezza dell’umanità,
ma anche per l’evoluzione del mondo animale, vegetale e minerale. Esisteva una nuova scienza non
materialistica, la Scienza dello Spirito, di cui Steiner era il fondatore. Anticamente il problema non si
poneva, perché gli uomini erano uniti con gli Spiriti, ma allo stato attuale il mondo rivela solo una cultura
cieca, nella quale gli uomini si identificano senza saperlo, e attraverso questa visione restano infelici, si
ammalano e muoiono senza conoscere il perché. A quel punto divenni rivelatore e profeta di questo
pensiero e mi adoperai per un confronto con altre filosofie, affinché l’impulso alla Verità presente in
ognuno trionfasse nei cuori e nelle menti, a discapito dei pregiudizi ideologici che incatenavano l’uomo a
un destino di rassegnazione. Volli divenire un testimone della speranza.
Tuttavia un mondo a me lontano risuonava nel mio cuore, l’India.
Steiner parla dell’India come del popolo piú spirituale della Terra, che ha raccolto la tradizione dei rishi atlantidei e ha mantenuto per millenni la posizione di faro della spiritualità. Molti saggi indiani sono stati punto di riferimento per gli occidentali, troppo incatenati al materialismo.
Ma qual è la differenza che separa una tradizione cosí antica e pura da quella piú pratica dell’Occidente?
Lo yoga ha valicato i confini e si è imposto come disciplina prima in America e poi in Europa, promettendo
un sentiero nuovo per quei popoli che avevano abdicato alle tradizioni ormai stanche e obsolete. Lo yoga doveva servire a ricollegare l’uomo al divino ma, come spesso accade, ha finito per trasformarsi in una sorta di ginnastica molto diffusa nei centri benessere e di rilassamento.
Il materialismo lo ha inglobato nella sua logica di mercato e reso sterile dal punto di vista di una identità spirituale.
L’Io, elemento superiore che promuove l’autocoscienza, è presente in Occidente, anche se in forma decaduta, mentre in Oriente è presente nelle sfere superiori, non completamente incarnate nella fisicità.
In India tutti sono devoti di un Maestro, a cui vengono attribuiti poteri magici, mentre in Occidente
il sentiero è piú personale, strumentale, finalizzato solo alla guarigione sintomatica, magari attraverso
qualche psicoterapeuta. La figura del saggio è estranea alla cultura occidentale, dove si cerca di sviluppare
con forza una cultura dell’Io in senso individuale ed egoistico. Le due diverse tradizioni oggi si incontrano,
ma la distanza che le separa è abissale. Steiner non credeva che l’Oriente potesse aiutare l’Occidente, perché
sprovvisto di un Io incarnato, ma che invece l’Occidente avrebbe potuto, e dovuto, risolvere i suoi
problemi da se stesso, riconoscendo l’impulso interiore della consapevolezza attraverso quelle forze che lui
definiva micheliane o cristiche.
Se l’uomo non fosse stato in grado di riconoscere l’impulso cristico, secondo Steiner, si sarebbe generata
una piccola apocalisse all’inizio del terzo millennio, con una epidemia generale di follia e perdita del buon
senso, poiché una divinità oscura avrebbe dominato la Terra, relegando gli uomini inconsapevoli ad essere
sottomessi piú che mai alle forze di un materialismo sempre piú bieco e spietato. Ciò sta avvenendo.
Un anelito di speranza è apparso da quella corrente spirituale che passa con il nome di New Age, la
nuova èra o età dell’oro profetizzata da molti mistici sia occidentali che orientali.
L’età dell’Acquario che lascia alle spalle l’èra dei Pesci, profetizzando una civiltà non piú gerarchica, basata su un’equa distribuzione della ricchezza, su una nuova concezione della scienza e della spiritualità.
Il materialismo starebbe per soccombere di fronte a forze di luce, dopo una pulizia energetica della Terra e dell’umanità, che prevede il manifestarsi di straordinari eventi climatici e geologici, nonché lo spostamento dell’asse terrestre.
Si dice che tutti coloro che non fossero allineati alla nuova vibrazione della frequenza terrestre potrebbero lasciare il posto ai bambini della nuova èra, provvisti di un codice genetico diverso dai loro genitori.
Una sensazione messianica si sta diffondendo, ma una grande parte dell’umanità nutre diffidenza e paura verso queste idee non solo rivoluzionarie ma epocali.
Personalmente riallaccio queste teorie a una visione meno legata a manifestazioni fenomeniche e piú ad un bisogno di centralità interiore in quell’abisso profondo che definirei autocoscienza. Anche il fenomeno delle
civiltà extra-terrestri è comprensibile nel quadro di una grande fratellanza universale tra popoli di diversi
mondi, di cui la Terra sarebbe il punto piú basso, in fase di ascendere ad una coscienza superiore.
La mia ricerca di un punto centrale mi porta a riconoscere altrove il senso di uno sviluppo evolutivo,
nella figura del Cristo cosmico, cui appartengono tutti i popoli della Terra.
A partire dalla tradizione cattolica in poi, ho sempre sentito un profondo fascino per la figura del Cristo.
Inizialmente lo identificavo nel Gesú di Nazareth, ma strada facendo ho compreso che il ruolo del Cristo era
molto piú ampio di quello tramandato dalla Chiesa di Roma, e che il suo messaggio andava oltre i confini di
una confessione religiosa, abbracciando tutti i popoli e le razze umane. Il Cristo è il reggitore di questo
universo, ma esistono piú universi, racchiusi in un universo centrale. La Trinità che soprassiede è formata dal
Padre, coscienza centrale, Figlio o Logos creatore, e Spirito Santo, o Spirito di Verità. Cristo è altresí lo Spirito solare, la cui presenza è stata sempre riconosciuta da tutte le antiche religioni, ma incarnata sul piano fisico solo duemila anni fa. Da allora l’umanità, discesa in basso per la presenza di forze decadenti, ha cominciato a risalire, fino ai nostri tempi, dove è atteso il ritorno del Cristo sul piano eterico.
Steiner dice che poche persone hanno il privilegio di incontrarlo e riconoscerlo, ma in futuro saranno sempre di piú, fino a che l’intera umanità ne sarà coinvolta, nel periodo in cui il Bodhisattva Maitreya, incarnato sulla Terra, assurgerà alla dignità di Buddha Maitreya. Per dirla con Massimo Scaligero, alla domanda su chi è il Cristo fornisco la stessa risposta che diede lui: Cristo è la nostra essenza, Lui è noi e noi siamo Lui.
Tutto ciò che è diverso da questa verità è semplice apparenza.
Il problema da risolvere è come collegarsi con il Cristo. San Paolo dice: «Non io ma il Cristo in me», come
dire: non sia fatta la volontà dell’ego personale ma quella che mi unisce al Cristo, che è espressione del Padre, ma che è fatto della mia stessa sostanza. Essere e non apparire o, come dicono gli orientali, Purusha, cioè Spirito, la cui manifestazione è Prakriti, cioè apparire, il non essere o, se si vuole, la materia e la natura.
Gesú diceva: «Voi siete Dei» e dunque lo scopo della vita è riconoscere la propria divinità. Gli orientali
dicono: «Tu sei Quello», ovvero: «Tu sei ciò che sei». Come dire a se stessi: «Io Sono ciò che Sono»,
dunque la parola magica che fu detta a Mosè sul monte Sinai: «Io Sono». Ecco svelato l’arcano, la strada che
racchiude tutte le altre, l’alchimia totale che permette nel tempo la trasmutazione dei corpi inferiori nell’essenza di cui sono formati, nella consapevolezza della responsabilità delle proprie azioni.
Pensiero, sentimento e volontà in un unico atto, per essere creatori del proprio destino.
Si può partire dal sentire per collegarsi all’intero universo, oppure si può agire, rendendo in opera il nostro modo di essere. Oppure si può essere consapevoli del pensiero puro, vero, diverso da quello riflesso, affidato ai bisogni fisici e psichici. Cartesio sosteneva: «Penso, dunque sono», ma in verità l’assioma andrebbe capovolto in: «Sono, dunque penso». E pure il detto di Kant: «Il dovere dentro di me ed il cielo sopra di me» andrebbe mutato in: «Il cielo dentro di me e la libertà in ciò che sono».
L’uomo è prigioniero delle proprie credenze e non sa di essere libero di creare, poiché è vittima di poteri
dominanti, dentro i quali si riconosce. Steiner scrisse Filosofia della Libertà, ma l’uomo tarda a comprendere, e cosí rende schiavo se stesso ed il prossimo. Il mantra che suggerisco è quello di ripetere sempre, prima di qualunque azione: «Io Sono» per tre volte, come fosse la piú alta ripetizione del nome del Signore, anzi il proprio vero nome, unito al Padre e insieme ai nomi di tutti i grandi Iniziati che hanno solcato il suolo terrestre. Uno con loro, perché Uno con Dio. Se l’umanità saprà comprendere questa verità, la risalita sarà assicurata, e con essa si realizzerà finalmente l’Età dell’Oro.
Vivere di speranza e dare ad altri la speranza è già un atto sacro, ma qual è la domanda che dobbiamo
porci, se vogliamo realizzare in pieno la nostra divinità incarnata in un corpo umano? La domanda, a mio
avviso, è in che cosa consiste la libertà. Io potrei esser libero di diventare ricco, vivere di piaceri oppure
essere potente, ma che ne sarebbe della mia anima? San Paolo dice che per fare una cosa occorre aver fede
in essa, avere speranza come forza motrice ma piú di tutto occorre avere la carità. A cosa serve la mia vita?
Per realizzare le cose che mi piacciono o le cose che possono essere utili ad altri? La carità è amore, e la
forma piú alta di amore è l’amore incondizionato. Come dire, io ti amo perché questa è la mia natura,
perché questa è la natura di Dio. Ma come si fa ad amare? Io so che tu sei me ed io sono te, e che amandoti,
io amo me stesso, perché io e te siamo una cosa sola, cosí come noi ed il Padre siamo una cosa sola. E
dunque la mia anima si rivela nell’aiuto al prossimo e nel mio caso specifico attraverso la Parola, che è
espressione del Verbo.
Anni fa, quando non conoscevo la natura di ciò che sono, dissi a una grande amica, iniziata ai mondi
dello Spirito, che ero uno psicologo. Mi disse: «Non ti buttare giú, lo psicologo studia la psiche, ma tu sei un
aiutatore!». È vero, anche se riconosco che molti non gradiscono essere aiutati, e che bisogna rispettare le
altrui scelte, fossero queste di sofferenza o di morte. Non si possono salvare gli altri, perché in verità sono
già salvi. Tutt’al piú necessitano solo di esperienza e di apprendimento, e va loro fornita la disponibilità, ma
mai va forzata la loro scelta o manipolata la loro volontà con messaggi adulatori, che ne ritardano il processo
evolutivo. Amare è innanzitutto rispetto, poiché nel piú infelice dei fratelli si nasconde un Cristo. Se il
mondo non è ciò che vorremmo che fosse, è perché in troppi si vuole propinare teorie o dogmi o sistemi
complessi, frutto di fantasie mentali che nulla hanno a che fare con la realtà. Esiste un Dio Padre, che ci
piaccia o meno, che guida le azioni umane, e se vogliamo veramente realizzare il nostro scopo nella vita,
dobbiamo realizzare il Suo, che è in noi e non è separato. Solo in noi troveremo la libertà e la felicità, anche
se gli altri non la riconoscono. Chiese, istituzioni, pedagogie strampalate, economie frutto dell’avidità, televisioni impazzite al servizio dell’audience, non potranno mai sostituirsi all’amore verso la verità. Gesú diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quel che si fanno», ovvero ciò che l’uomo fa a se stesso.
Platone diceva che il vero male è l’ignoranza, che ci costringe a guardare il mondo delle ombre, senza accorgerci che è la luce che le proietta. Quanto tempo dobbiamo aspettare per vedere il Cristo risorto? O vogliamo continuare a divorarci l’un l’altro, sperando di vivere di sopraffazione per goderci un effimero momento di dominio? Steiner fondò il suo movimento antroposofico per servire l’umanità, non per proclamare teorie e sistemi al servizio del proprio narcisismo. Pensare all’aiuto da lui dato all’agricoltura, alla medicina, all’arte, alla storia, alla filosofia, alla politica, all’economia, alla pedagogia, opere cui egli ha dedicato la sua esistenza, e vedere quanto ancora poco siano seguite nel mondo, fa male al cuore. Schiere di professionisti o di teorici, avulsi dal processo evolutivo, hanno preferito isolarsi per paura, professando sistemi il cui impulso è privo del confronto con un mondo che è in continua trasformazione. Chiusi nel proprio recinto, non accettano di interagire, come facevano i farisei del tempo di Gesú. Questo vale anche per altre discipline e correnti di pensiero, che ripercorrono il sentiero dei loro maestri, non accorgendosi della necessità di un nuovo processo creativo. Saranno superati dalla storia, per non aver voluto mettere in discussione i loro paradigmi. Si dice che cosí va il mondo, ed è vero, ma bisogna sapere che quello che un tempo è stato innovativo può diventare un freno per l’evoluzione nei tempi successivi. O si cambia o si muore. Questo è il triste destino di chi rimane all’interno del proprio bozzolo, senza aprirlo per spiccare il volo. La verità è in tutte le cose, ma nella dinamica dell’evoluzione ci si accorge del cambiamento. Nulla è statico, fuorché il pregiudizio di chi lo ritiene tale.
Papa Giovanni Paolo II diceva: «Aprite le porte al Cristo. Non abbiate paura!», perché il Cristo è in ciascuno
di noi. Ma gli uomini hanno paura, e temono che il Cristo li giudichi, quando in verità gli unici nostri giudici
siamo noi stessi. Ma quando lo capiremo? Cercando nel profondo del mio essere, ho scoperto che la mia natura spirituale è legata al simbolo della Rosa. Non che io ne sia sempre stato cosciente, ma strada facendo ho potuto constatare che il tipo di filosofia che questo simbolo evoca è presente nella mia anima da quando sono nato, e tutta la mia vita ha ruotato intorno a questo tipo di energia: quella di un aiutatore, che avverte come bisogno primario il partecipare all’evoluzione della Terra. Il nome della rosa, libro e poi film di successo, fa venire alla mente potenti forze occulte che sembrano superare le comuni conoscenze umane. Immaginiamo il mondo dei Templari, dei Rosacroce, dei francescani, che hanno in comune l’appartenenza
allo stesso tipo di forze: quello della rosa. E piú oltre i misteri del Santo Graal, del Parsifal, della tradizione merovingia, del ruolo che la Maddalena ha realmente svolto nel cristianesimo, dell’androginia, dei mistici sponsali: sono tutte manifestazioni di una forza primigenia che esiste nel mondo dello Spirito sin dall’origine dei tempi, e che si incarna periodicamente sotto varie forme.
L’antroposofia o Scienza dello Spirito di Rudolf Steiner, è una espressione del pensiero Rosacroce, rivelato in forma occulta nei secoli passati ed ora da lui reso disponibile per chiunque abbia la volontà di conoscerlo. Christian Rosenkreutz era un discepolo spirituale del Cristo, e la sua potenza era conosciuta per la dedizione alla Verità, all’Amore e all’ideale della Fratellanza umana. Intorno al centro della croce, dove si incontrano l’asse verticale e quello orizzontale, si trovano sette rose rosse, simbolo della conoscenza nell’amore incarnato. Comunemente chi si avvicina al simbolo della rosa, ne rimane affascinato. Il centro della rosa può rappresentare la forza dell’amore ed i petali i suoi raggi, i discepoli dediti a questa missione spirituale. Possiamo ritenere che la Rosa incarna l’archetipo dell’Occidente e che il Cristo guida le forze dei suoi operatori.
Dal punto di vista antroposofico il punto centrale è l’Io, che si trova al centro dei due assi. Corrisponde al
cuore, e regola tutte le attività umane. Rappresenta la coscienza che collabora con la mente e le energie
del corpo fisico. Ogni uomo dice Io a se stesso e nell’Io si riconosce, mentre tutti gli altri Io appartengono
ad altre persone. L’Io contiene in sé l’ego, il principio dell’egoismo e della separazione, ma porta l’uomo a
riconoscersi come individualità separata. Il bambino piccolo non possiede l’Io e si riconosce in un unico
insieme, e quando impara a riferire il suo nome a se stesso ha iniziato il cammino della separazione. Nei
popoli antichi la situazione era diversa, poiché gli uomini si riconoscevano in un Io di gruppo, nella tribú e
nei clan. Cosí pure nelle razze e nella linea di sangue, ma non nella fratellanza universale. Nella famiglia
troviamo la discendenza nella linea di sangue, e l’accrescimento dell’Io porta alla separazione all’interno
della famiglia e a maggior ragione nei popoli. Ne deriva un grande caos ed una guerra di tutti contro tutti,
fino a che non si riconoscerà l’appartenenza ad una sola specie: la razza umana. Solo allora tutti gli uomini
diventeranno fratelli, riconoscendosi nell’amore, unico cemento che rompe le barriere dell’egoismo e mette
l’individuazione al servizio della collettività.
L’Io agisce sul sistema nervoso e sul cervello, che in chiave esoterica rappresentano la parte fisica del
corpo astrale, e uniforma tutti i valori psichici della dualità in un unico equilibrio, cioè il distacco dalle
proprie emozioni. L’uomo consapevole ama indistintamente e non giudica, ma mantiene la sua autonomia,
senza lasciarsi coinvolgere dal mondo esterno. Ci vorrà molto tempo prima che l’umanità possa raggiungere
questo livello di consapevolezza. Seguirà in un lontano futuro l’azione dell’Io sul sistema ghiandolare, e in
quel momento l’uomo sarà in grado di creare la vita, ma solo dopo aver interiorizzato i princípi della morale
come atto libero. Verrà poi un tempo in cui l’uomo avrà il potere di creare la materia dal nulla, e a tal punto
sarà simile a Dio. In potenza lo è già, ma la realizzazione del destino umano avverrà quando l’amore
permeerà tutto l’essere e l’uomo avrà raggiunto appieno la condizione di divinità. L’Io, cioè la nostra coscienza, agirà attraverso l’impulso del Cristo, fino a che da uomo separato si ricomporrà una umanità unita.

(Massimo Marinelli)
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Messaggio  Salvatore Mar Ott 18, 2011 9:55 pm

in proposito dei culti cattolici, ho fatto una ricerca sulle madonne nere.

questo è il link

http://www.angolohermes.com/Simboli/Madonne_Nere/Madonne_Nere.html
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Messaggio  Salvatore Mer Nov 09, 2011 9:33 pm

Equinozio d’Autunno - La speranza oltre la morte
di Elisabeth Mantovani

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L'Equinozio d'Autunno sancisce il passaggio verso una stagione più buia e fredda, ma nel suo significato più profondo richiama la discesa nei mondi oscuri e invisibili, in cui occorre transitare per assecondare il ciclo di morte e rinascita che riguarda ogni aspetto della vita... così come il seme ha bisogno del buio e della fredda terra per poter poi generare nuova vita...


” L’Uomo nasce come il fiore dei campi, ma il vento lo sfiora ed esso scompare, né più si conosce il luogo dov’era”
(Salmi, 103, 15-16)

La celebrazione dell’Equinozio d’Autunno ha origini antichissime ed è una delle feste più significative dal punto di vista della storia delle religioni. Essa si celebra in tutto l’emisfero boreale al momento in cui il Sole precipita la sua discesa e di conseguenza le giornate si accorciano notevolmente.

I due punti Equinoziali segnano, lungo l’arco della corsa solare annua, i due punti in cui il giorno, cioè la luce, ha egual durata rispetto alla notte, cioè il buio. Mentre l’Equinozio di primavera che occorre intorno al 21 Marzo, segna il momento di equilibro lungo la corsa d’ascesa del Sole, cioè quando le giornate progressivamente si allungano fino alla massima estensione della luce che avviene durante il Solstizio estivo intorno al 21 Giugno, l’Equinozio di Autunno segna il punto in cui giorno e notte si equivalgono nel semiarco che va dal Solstizio estivo a quello invernale, e che segna la progressiva diminuzione della luce.

Passato questo punto d’equilibrio infatti il Sole, come già accennato, precipiterà la sua corsa e le giornate cominceranno progressivamente ad accorciarsi fino alla massima estensione del buio che avviene nel giorno del Solstizio invernale intorno al 21 dicembre passato il quale, il Sole stesso, ricomincerà un nuovo emiciclo ascensionale fino al suo trionfo che avverrà durante il successivo Solstizio estivo.

La diminuzione della luce durante l’arco dell’anno e il progressivo indebolirsi delle forme esterne della Natura ha creato da sempre nell’uomo una grande ansia rivolta a ciò che sarebbe potuto accadere se il Sole non fosse tornato e la Natura non fosse rinvigorita e rinata dopo la pausa invernale. Cosa provocava ma soprattutto garantiva il succedersi delle stagioni e il ritorno della luce e della prosperità?

I popoli agricoltori ed allevatori che popolavano le regioni dell’Europa e le fertili valli del Medioriente furono i primi ad associare la sacralità e i suoi relativi culti ai cicli agricoli. Siccome i cicli della fertilità della Terra erano connessi con i moti del Sole e della Luna, questi due astri furono i primi ad essere personificati come divinità portatrici di buona o cattiva sorte.
L’Agricoltura e l’Astrologia ]furono da sempre strettamente legate e i culti degli dei astrali hanno sicuramente origine nell’osservazione dei mutamenti della Natura in connessione al ritorno di particolari asterismi nel Cielo.

Per ingraziarsi la benevolenza delle divinità che potevano garantire il ritorno della fertilità e il successivo raccolto l’uomo arcaico cominciò a maturare l’idea della necessità di dover sacrificare qualcosa. Questo sentimento sacrificale prese col tempo la forma di diversi culti e ritualità e permeò la sacralità dei popoli per millenni. Ancora oggi nelle pratiche delle attuali religioni, nelle credenze e nelle tradizioni popolari permangono ritualità connesse all’idea di sacrificio che hanno origine nei culti agrari e ancor prima nel sentimento d’incertezza che l’avvicinarsi del buio e dell’inverno generava sin dall’origine nell’uomo.

Il precipitare del Sole nella stagione invernale e il non poter prevedere o controllare direttamente il suo ritorno generò nell’uomo arcaico non solo l’ansia di ciò che poteva accadere ma anche il senso di forze cosmiche ed invisibili che governavano silenti il mondo fenomenico. Per questo molte delle cultualità che riguardano l’Equinozio d’Autunno hanno a che fare con la presa di coscienza del mondo invisibile e occulto che esiste parallelamente a quello visibile e tangibile e delle forze che lo governano. “Il mondo dei Morti” si fa dunque sempre più palese nella coscienza dell’uomo agricoltore man mano che l’inverno avanza e con esso l’incertezza della sussistenza della vita.

Diffuse nel periodo Equinoziale sono per questo tutte le operazioni e i rituali che riguardano altresì la previdenza e il bilancio. Tutte le celebrazioni che sono connesse con la ruota dell’anno, come le feste che si svolgono intorno agli equinozi e ai solstizi, hanno origini agricole.

L’Agricoltura stessa si configura sin dall’inizio come una serie di rituali attraverso i quali l’uomo prende coscienza prima del succedersi delle stagioni e delle forze invisibili che governano la fertilità del suolo, poi della possibilità di interagire con la terra stessa attraverso il lavoro agricolo. Con il suo lavoro l’uomo è cosciente sin dall’inizio di interagire con le forze della natura modificandole attraverso il proprio ingegno... perciò tutti i rituali che hanno carattere di sacrificio, e che si svolgono in special modo durante la fine del ciclo agricolo e durante il riposo invernale, hanno anche il significato di ringraziamento alla terra e alle divinità che governano il raccolto e possono garantire quello del ciclo successivo.

Numerose sono le usanze che ancora si tramandano nelle campagne associate a questo tipo di ringraziamento e di sacrificio e sono propiziatorie per ingraziarsi le potenze occulte che governano la fertilità del suolo. Ad esempio quello di lasciare qualche spiga sul terreno al termine dell’ultimo raccolto di agosto, di non consumare l’ultimo covone o di spargere un po’ di cereali a terra nel granaio durante l’immagazzinamento delle provviste.

Questi doni sono all’origine per la madre terra, per la divinità che governa il campo o per i morti e gli avi che possono interagire garantendo la prosperità del nuovo anno. Infatti anche i morti hanno lo stesso destino dei semi e a loro appartiene il mondo ctonio dove la vita finisce e ricomincia, essi lo conoscono perché come i semi vi sono stati deposti e possono intercedere per i vivi.

Tutte le cultualità che vanno dall’Equinozio di Autunno al Solstizio d’Inverno hanno a che fare con il mondo oscuro del buio, dei morti, dell’aldilà presso cui i vivi non possono agire direttamente se non con una presa di coscienza della dimensione invisibile che esiste parallelamente alla vita contingente. La celebrazione dell’Equinozio d’autunno ha perciò un carattere meditativo anche se non passivo, di bilancio e di presa di coscienza che ci proietta verso il ringraziamento, la speranza e l’attesa per un nuovo ciclo propizio.

Una delle celebrazioni più solenni che si effettuavano durante questo periodo riguarda i Misteri Eleusini antichissime ritualità che si svolgevano in Grecia e che avevano lo scopo di celebrare l’eterno ritorno della vita e della prossima primavera. Essi erano infatti direttamente associati al culto di Demetra e alla leggenda del rapimento della figlia Persefone da parte di Plutone, dio dell’Ade, vicenda che avrebbe dato origine al succedersi perenne della stagione luminosa e calda, e di quella buia e fredda.

In realtà questi culti rivelano anche come l’osservazione dei cicli naturali attraverso il lavoro agricolo avesse portato all’uomo una nuova speranza di vita oltre la morte. Scrive Mircea Eliade: “ (..) le più importanti sintesi mentali uscirono da questa rivelazione (l’agricoltura): la vita ritmica, la morte intesa come regressione. (..) Nella mistica agraria preistorica sta una delle principali radici dell’ottimismo soteriologico: precisamente come il seme nascosto nella terra, il morto può sperare in un ritorno alla vita sotto nuova forma.”

Associati all’idea di morte e di trasformazione delle forme vitali attraverso la loro rinascita sono poi tutti i rituali che riguardano o coinvolgono le operazioni di raccolta, spremitura, fermentazione del vino, analogia del ciclo vita-morte-trasmutazione o passaggio ad una nuova vita.

Il ciclo dell’uva e la trasformazione in vino ricordano infatti la vita transustanziata in nuove forme, per questo il vino ricorre spesso anche nella simbologia cristiana come sangue di Cristo, ovvero essenza che contiene lo spirito imperituro della vita. Proprio per questa connessione con le operazioni di produzione del vino, la vite venne già anticamente associata all’Albero della vita capace di collegare i due mondi e di attraversare le dimensioni garantendo lo scorrimento delle energie vitali.

Connessa ai significati dell’Equinozio è anche la festa dell’Arcangelo Michele ancora celebrata nelle campagne in molte regioni dell’Europa, specialmente nel sud dell’Italia. Arcangelo legato alla forza solare e al vigore marziale, Michele diviene sinonimo della volontà necessaria ad attraversare il buio della stagione invernale, della promessa e della speranza. Egli appare infatti nell’iconografia cristiana come difensore della Luce che con una spada in mano abbatte un mostro tellurico accasciato ai suoi piedi e simbolo delle forze ctonie del male. Nonostante dunque in questo momento dell’anno il vigore fisico della natura si affievolisca l’Arcangelo Michele, festeggiato il 29 settembre, è un appello al coraggio, alla forza, alla sconfitta della paura che cresce con l’approssimarsi del buio e della stagione fredda. Egli rappresenta perciò la forza interiore di ognuno, capace di attraversare l’Abisso per ricominciare un nuovo ciclo.

Ma se i cicli agricoli danno all’uomo una nuova speranza nell’analogia con il destino delle forme vegetali che muoiono per trasformarsi e rinascere, una profonda malinconia si apre parimenti all’uomo “dalla contemplazione del mondo vegetale: l’uomo è simile al fiore dei campi…”

A confermare l’ineluttabilità della morte fisica ci penserà col tempo la scienza, anche se l’idea della riduzione dell’intero ciclo della vita umana ad un minuscolo seme capace di germogliare di nuovo, resta comunque presente nella coscienza di coloro che hanno intrapreso un cammino iniziatico di conoscenza e di consapevolezza.


Elisabeth Mantovani

20 settembre 2010
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